Nel 1903 Edouard Benedictus, un chimico francese, inserì un foglio di plastica polivinilbutirrale tra due lastre di vetro, ispirandosi a un incidente di laboratorio, durante il quale una fiala di vetro venne rivestita per errore con del materiale plastico di nitrocellulosa e una volta caduta a terra si frantumò senza dividersi in tanti piccoli pezzi.
Il risultato dell’esperimento fu la scoperta di una nuova tipologia di vetro: il vetro laminato, anche chiamato vetro composito, che aveva il vantaggio di essere molto più stabile in caso di urto. Infatti, se questo viene colpito non si frantuma in tanti piccoli pezzi ma compare una crepa, spesso dalla classica forma a ragnatela.
Tale tecnologia non fu immediatamente adottata dai costruttori di automobili, ma ebbe immediato successo nella parte oculare delle maschere antigas costruite durante la prima guerra mondiale. Successivamente, nel 1939, la Ford iniziò a utilizzarlo nella progettazione delle macchine. Tutt’oggi è presente nei veicoli di quasi tutti i costruttori automobilisti, per via della sua sicurezza in caso di incidente o frattura del vetro.
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